Recensione a cura di Gaia di Gallo.
A distanza di sette anni da “La casa senza scale” esce “Qualcosa”, secondo album autoprodotto da Alessandro Pellegrini. Questo lavoro è la sintesi di un anno e mezzo di lavoro e racchiude dodici canzoni scritte negli ultimi cinque anni.
Qualcosa è un pronome indefinito, ed è proprio questo qualche cosa che l’ascoltatore del cantautore anconetano può trovare tra le tracce: può immaginare il proprio, può scoprire ciò che desidera o ciò che insegue. Il testo della titletrack è esemplificativo: “quel qualcosa non appare è invisibile e è per questo che è speciale e che lo vuoi”. Tra le tracce si alternano atmosfere diverse: “Foular” ha una vena romantica, “Il castello” è un crescendo di intensità in musica e nel testo, mentre “Balla tu” è ritmata con un carattere swing, inoltre è l’unico brano in cui una parte è cantata in inglese da una voce femminile.
Degno di nota è lo spazio riservato ai vari strumenti musicali, ad esempio ne “Il Viaggio” spicca il pianoforte, ne “Lanterna rossa” il clarinetto e ne “La sera” l’harmonium. Questo aspetto riflette la formazione di Alessandro che ha studiato pianoforte classico e moderno all’Accademia Musicale di Ancona, inoltre l’album è stato registrato con l’aiuto di oltre dieci musicisti marchigiani.
Senza dubbio “Qualcosa” è un buon lavoro, ricercato, ma bisogna fermarsi e dedicare del tempo all’ascolto. Alessandro non cade in versi banali o scontati, ma è sempre alla ricerca della giusta espressione del suo pensiero tramite le parole e la musica.